Sega SG-1000

RetroMagazine nr. 44 – Anno: 2023 – Autore: Leonardo Miliani

Quella che andiamo ad analizzare in questo articolo è una console da giochi di terza generazione, presentata lo stesso giorno del Nintendo Famicom (in seguito evolutosi nel NES) al Tokyo Toy Show del 1983. È l’SG-1000 di Sega, poco nota in Occidente perché non è mai stata ufficialmente commercializzata al di fuori del Giappone. L’SG-1000 è comunque importante perché ha segnato l’ingresso di Sega nel mercato dei dispositivi da gioco domestici, dove rivaleggerà proprio con Nintendo per molti anni a venire.

Dalle slot-machine ai videogiochi
La storia del produttore della console, Sega, inizia a metà del XX secolo ma, diversamente da quanto la maggior parte delle persona pensa, non in Giappone ma bensì negli Stati Uniti. Sega, infatti, nonostante il suo nome sia legato al Paese del Sol Levante, nasce nel mese di maggio del 1940 nelle americane Hawaii, esattamente ad Honolulu, quando tre imprenditori americani, Martin Bromley, Irving Bromberg e James Humpert, fondano la “Standard Games” per la produzione di macchine da intrattenimento a moneta, come le slot-machine, da fornire alle basi militari americane presenti nelle isole del Pacifico: i tre prevedono giustamente che l’aumento del personale militare causato dall’inizio della Seconda Guerra Mondiale vada di pari passo con l’aumento delle monete versate nelle macchine “mangiasoldi” durante i momenti di svago dei soldati. Terminata la guerra, Standard Games viene venduta nel 1945 e, nel 1946, gli stessi imprenditori fondano la “Service Games” per commercializzare in esclusiva alle basi militari quello stesso tipo di apparecchi. Nel 1952, però, le cose cambiano: il governo americano bandisce dai propri territori il gioco d’azzardo dichiarando illegali slot-machine e simili. Bromley decide quindi di inviare Richard Stewart e Ray LeMaire a Tokyo per fondare la “Service Games of Japan” per continuare a fornire le slot-machine alle basi americane presenti In Giappone. Nel 1954 viene utilizzato per la prima volta la sigla “Sega” come abbreviazione di Service Games sulla slot-machine Diamond Star (si veda figura sotto).

Nel 1960 il governo americano inizia una serie di indagini sulle pratiche commerciali criminali e, per evitare che le proprie attività finanziare finiscano sotto controllo, i soci fondatori decidono di chiudere la Service Games of Japan alla fine del mese di maggio del 1960. Il 3 giugno Bromley fonda due nuove società per rilevare le attività commerciali della defunta Sega: si tratta della “Nihon Kikai Seizo” e della “Nihon Goraku Bussan”. La prima è controllata direttamente da Bromley e si concentra sulla produzione di slot machine che vende con la controllata “Sega, Inc.”, mentre la seconda è diretta da Richard Stewart e opera sul mercato tramite la “Utamatic Inc.”, producendo e distribuendo macchine operate a moneta, come i jukebox. La separazione non dura molto, perché nel 1964 le società si fondono sotto il nome di Nihon Goraku Bussan.
Contemporaneamente c’è un altro americano che sta investendo sul suolo giapponese: si tratta di David Rosen, un ufficiale dell’aeronautica militare di stanza in Giappone che, nel 1954, avvia un’attività di produzione e vendita di macchine per fototessere tramite la società “Rosen Enterprises”. Nel 1957, visto come si sta evolvendo il mercato giapponese, decide di importare anche giochi a moneta. La società vede prosperare i suoi affari tanto che Bromley si interessa alla Rosen Enterprises, che acquista nel 1965 e fonde con la Nihon Goraku Bussan per formare la “Sega Enterprises, Ltd.”. La nuova società abbandona a breve le slot-machine e si dedica esclusivamente all’importazione e distribuzione delle macchine operate a moneta come i jukebox di Rock-Ola, i flipper di Williams ed i giochi meccanici di Midway Manufacturing. Questi apparecchi hanno un difetto: essendo di natura meccanica, le continue sollecitazioni a cui sono sottoposti li costringono ad una manutenzione continua. Per diminuire i costi derivanti dall’importazione dei ricambi, Sega decide di iniziare a produrre in proprio le parti di ricambio: da qui alla produzione dei propri giochi completi il passo è breve e Sega cessa l’importazione per dedicarsi esclusivamente alla commercializzazione dei suoi dispositivi. Il primo gioco elettromeccanico prodotto da Sega è il simulatore di battaglie sottomarine “Periscope”, che riscuote un successo così travolgente che Sega decide di esportarlo in tutto il mondo. Il successo del suo Periscope porta il gruppo americano “Gulf and Western Industries” ad interessarsi a Sega, che viene rilevata nel 1969. Gulf & Western riorganizza Sega Enterprises Ltd. come sussidiaria di una nuova società con sede negli Stati Uniti, la “Sega Enterprises, Inc.” Durante gli anni ‘70 del XX secolo, Sega produce diverse decine di giochi, sia elettromeccanici che arcade. Agli inizi degli anni ‘80 è famosa per giochi da bar quali “Head On”, “Turbo”, “Frogger” e “Zaxxon”.
Nel 1982 inizia una flessione del settore degli arcade derivante dalla sempre maggior diffusione dei sistemi da gioco domestici: è in quel periodo di crisi che il presidente della filiale giapponese, Hayao Nakayama, suggerisce alla casa madre americana che Sega deve usare le conoscenze maturate nello sviluppo hardware dei giochi per produrre e commercializzare un prodotto da destinare al gioco domestico. Vista la continua crescita del settore degli home computer, sopratutto sul suolo americano, si decide per lo sviluppo proprio di un computer. Durante la gestazione di quello che in seguito verrà commercializzato come “SC-3000”, Sega viene a conoscenza del fatto che Nintendo sta sviluppando una console da giochi domestica per cui l’azienda rivede i suoi piani e decide di entrare anch’essa in quel settore e, per non perdere terreno rispetto alla rivale, viene deciso di derivare una console direttamente dal progetto dell’SC-3000: nasce così quella che poi viene messa in commercio come “SG-1000”.

Caratteristiche tecniche
Per mantenere contenuti i costi del sistema hardware da cui sono poi nati l’SC-3000 e l’SG-1000 viene deciso di utilizzare componenti normalmente reperibili in commercio senza utilizzare chip personalizzati. Ecco dunque che viene scelto come CPU il processore Zilog Z80A, operante a 3,58 MHz, a cui viene affiancato il processore video Texas Instruments TMS9918A, capace di generare un’immagine di 256×192 pixel con una tavolozza di 16 colori e la possibilità di gestire fino a 32 sprite sullo schermo. Questa combinazione è così comune che è e sarà il cuore di tantissimi altri sistemi simili, dal ColecoVision al TI-99/4 fino ai più famosi computer MSX. Il chip audio è il Texas Instruments SN76489, anch’esso già utilizzato in molti giochi arcade e home computer dell’epoca e capace di 4 voci mono con integrato un generatore di rumore. La memoria della console è di 1 KB di RAM per i dati dei giochi e di 16 KB di VRAM per il buffer video del chip grafico.

Esternamente il case è di plastica di colore bianco, di piccole dimensioni e forme squadrate: sulla parte superiore c’è una grande fascia bianco/blu con il nome “Sega” e quello della console, “SG-1000 Computer Video System” mentre, centralmente, è presente la porta per le cartucce gioco. Verso destra c’è un curioso pulsante rosso di generose dimensioni: serve per mettere in pausa il gioco in esecuzione, una chicca che ben poche console dell’epoca offrono. Dal lato sinistro esce il cavo (fisso) del joystick in dotazione, a destra è presente una porta per collegare un eventuale secondo joystick (non fornito). Sulla parte posteriore ci sono il connettore di alimentazione con l’interruttore di accensione, una porta di espansione per il collegamento di periferiche esterne, l’uscita TV composita ed un interruttore per cambiare il canale su cui esce il segnale televisivo.

Commercializzazione e dismissione
La console viene presentata al Tokyo Toy Show il 15 luglio 1983, quasi in contemporanea con la presentazione del Nintendo Famicom, e messa in vendita al prezzo di 15.000 yen (200 yen in più rispetto al prodotto Nintendo): insieme alla console, Sega presenta anche l’home computer SC-3000. Nonostante il fatto che la console venga ufficialmente venduta solo in Giappone, viene messa in commercio sotto altri nomi o tramite importazione anche in qualche altro mercato, come la Nuova Zelanda, l’Australia, la Spagna e l’Italia. Nel nostro Paese la console ed il computer arrivano importati da Melchioni che, però, non la pubblicizza più di tanto (si dice che ciò sia stato a causa delle perdite causate da un incendio che ha distrutto un capannone pieno di altri prodotti elettronici, che ha costretto l’azienda a ridurre il budget inizialmente programmato per la pubblicità dei prodotti Sega) e per questo spariscono quasi subito dal mercato, vendendo solo poche centinaia di unità. In Giappone le vendite della console vanno molto bene, grazie anche al fatto che l’SG-1000 può, nei primi mesi di presenza sul mercato, offrire più giochi del Famicom e che quest’ultimo manifesta dei difetti costruttivi alla circuiteria interna che lo obbligano ad un richiamo e, conseguentemente, incidendo almeno inizialmente sulle sue vendite: alla fine del 1983 l’SG-1000 è stata venduta in 160.000 esemplari.
Nonostante l’ottima partenza, l’anno nuovo vede uno scenario completamente differente. La Gulf & Western, a cui appartiene Sega, ha visto all’inizio del 1983 la morte del suo fondatore, Charles Bluhdorn: ciò ha portato ad un riassetto societario con la vendita di diverse sezioni non chiave del gruppo. Nello stesso anno in Nord America esplode anche la bolla dei videogiochi portando alla famosa crisi del settore, e Gulf & Western decide di vendere nel mese di settembre del 1983 Sega Inc., la divisione americana dedita allo sviluppo degli arcade e tutti i diritti ad essi correlati, a Bally Manufacturing. La filiale giapponese, Sega Ltd., viene inizialmente tenuta ma, a causa di questa crisi, la società, che basa il suo business proprio sui videogiochi, viene vista come una specie di barca che naviga in acque non più sicure e viene perciò messa anch’essa in vendita. Sega Ltd. viene rilevata dal suo ex amministratore Rosen e dal presidente Nakayama grazie al sostegno economico di CSK Corporation, una grossa società software giapponese. Isao Okawa, proprietario di CSK, diviene il presidente di Sega, mentre Nakayama viene nominato nuovo amministratore delegato. La nuova dirigenza, forte dei buoni numeri di vendita dell’SG-1000, decide di puntarci sopra in maniera decisa e per questo la console viene rivista ed aggiornata: viene ridotta nelle dimensioni, viene dotata di 2 joystick entrambi scollegabili dal corpo macchina, vengono riviste le cartucce gioco (le precedenti, secondo Sato, sembravano delle “piccole pietre tombali nere”). La nuova console viene rinominata “SG-1000 Mark II” (o, anche, “SG-1000 II”) e presentata il 31 luglio 1984,sempre al prezzo di 15.000 yen.

Contemporaneamente viene annunciata la dismissione del primo modello. La console, però, inizia a perdere terreno nei confronti del Famicom, sia perché quest’ultimo ha caratteristiche tecniche superiori sia perché Nintendo stringe una serie di collaborazioni commerciali con numerosi produttori di giochi e amplia sempre più la sua offerta di titoli in esclusiva. Sega, invece, è restia a stringere accordi commerciali con quegli stessi sviluppatori software che sono magari suoi concorrenti commerciali nel settore degli arcade e tende, prevalentemente, a sviluppare in proprio i giochi per la console. Per recuperare terreno, Sega decide di iniziare lo sviluppo del successore, che viene presentato nel mese di gennaio del 1985 come SG-1000 Mark III e che, successivamente, viene rilasciato anche al di fuori del Giappone come “Master System” (parleremo di esso in un futuro articolo, perché poco ha a che spartire con l’SG-1000 I/II). La versione II della console viene definitivamente tolta dal mercato a fine anno, dopo aver registrato complessivamente vendite per 400.000 unità.

Sega My Card
I giochi sono inizialmente distribuiti usando la classica cartuccia ROM comune a tutte le console dell’epoca. Verso la fine del 1983 Sega decide di introdurre un nuovo supporto denominato “My Card”: rispetto alle normali cartucce, queste schede contengono meno elettronica ed un contenitore più piccolo, in modo da risultare meno costose da produrre e, di conseguenza, avere un prezzo di vendita più basso. L’intento di Sega è quello di distribuire i giochi su un supporto più economico ma i sistemi a cui si rivolgono le My Card, ossia l’SG-1000 (Mark I e II) e l’SC-3000, non possono leggere queste schede: va comprato un adattatore apposito, denominato Card Catcher, il cui costo annulla alla fine il vantaggio economico delle My Card. Il risultato è che solo qualche decina di giochi viene offerto su questo formato, che viene aggiornato con l’uscita dell’SG-1000 Mark III/Master System e che scompare dal mercato nel 1987.

Giochi e periferiche
L’SG-1000 è stata supportata prevalentemente da Sega: la maggior parte dei giochi, infatti, è stata sviluppata in proprio. Questo ha limitato il numero di titoli disponibili: si contano, infatti, solo 42 giochi rilasciati su cartuccia e 29 su My Card. A questi si aggiungono 8 giochi rilasciati per l’Othello Multivision, un clone prodotto su licenza da Tsukuda Original completamente compatibile con la console originale e rilasciato solo in Giappone. I giochi sono sia conversioni degli arcade di Sega, come “Galaga”, “MonacoGP” (fig. 10), “Zaxxon” (fig. 8), sia giochi prodotti da sviluppatori terzi, come “Bomb Jack” (fig. 7), “Lode Runner”, “Hiper Sports”, “Star Force”, “Elevator Action”, “Choplifter”, “Space Invaders”. Non mancano produzioni originali, come “Girl’s Garden” (fig. 9), ideato dagli stessi programmatori che in seguito daranno vita a “Sonic The Hedgehog”.
Le capacità della macchina permettono una resa grafica e sonora discreta ma, spesso, i titoli convertititi non sono all’altezza degli originali arcade: ciò non è dato solo dai limiti hardware ma anche, in alcuni casi, da uno sviluppo che sa di fatto col minimo impegno. Probabilmente la non eccessiva diffusione della console non ha attirato molti sviluppatori, e quelli che hanno prodotto conversioni per l’SG-1000 non si sono impegnati più di tanto, dato che il ritorno economico derivante dalla vendita di un numero non elevato di copie dei giochi non avrebbe ripagato investimenti più ingenti nel loro sviluppo. Peccato.
Gli ultimi giochi ufficiali sviluppati per l’SG-1000 sono stati rilasciati entrambi nel 1987: si tratta di “Sherlock Holmes: Loretta no Shouzou”, un’avventura grafica che, per la grande quantità di ambientazioni, è contenuto in una cartuccia ROM di ben 128 KB (mediamente le cartucce per la console oscillano fra gli 8 ed i 32 KB), e “The Black Onyx”, messo in commercio su My Card un mese dopo il precedente (risultando, di fatto, l’ultimo gioco ufficiale rilasciato da Sega per la sua console).
Sono state distribuite anche 26 cartucce contenente software di vario genere come programmi di matematica, grammatica inglese, editor di immagini ed anche un BASIC. Questi programmi sono destinati prevalentemente al computer SC-3000 ma, dato che l’hardware sottostante è identico, possono essere usati anche sulla console mediante la periferica SK-1100, una tastiera collegabile alla porta di espansione della console che la trasforma in un computer. Per il computer SC-3000 sono stati rilasciati anche dei software su cassetta: questi richiedono un mangianastri esterno, che si può collegare anche all’SC-1000 se dotato della tastiera esterna.

Bombjack, Zaxxon, Girl’s Garden, Monaco GP

La fine-non-fine
Se si analizzano le performance sul mercato dell’SG-1000 paragonandole a quelle delle console che sono venute dopo oppure a quelle di alcune coetanee (vedi NES o 2600), i numeri della console Sega non sono nulla di speciale. Ma, per come erano state pianificate le cose, sono in realtà di tutto rispetto: nata con un previsionale di vendite di sole 50.000 unità per l’intero arco della sua vita commerciale, ne ha vendute più del triplo dopo neanche 6 mesi di vita ed ha chiuso la sua vita commerciale con due versioni presentate e quasi 2 milioni di unità vendute, contando i numeri del computer, con cui ha condiviso la stessa piattaforma hardware, i cloni, più o meno ufficiali, venduti prevalentemente nel sud-est asiatico, nonché le console importate in quei (pochi) Paesi su cui si è affacciata. L’importanza dell’SG-1000 risiede anche nel fatto che l’essere riuscita ad imporsi commercialmente ha permesso a Sega di poter continuare ad investire nel mercato delle console domestiche sfornando in seguito prodotti di successo quali il Master System (una versione potenziata dell’SG-1000) ed il Mega Drive/Genesis, con i quali ha rivaleggiato, ed in alcuni mercati anche primeggiato, con la rivale Nintendo. Quindi, grazie SG-1000!

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