I videogiochi rischiano di andare perduti?

RetroMagazine nr. 44 – Anno: 2023 – Autore: Mic The Biker Novarina

La percentuale mette i brividi: 87%. Questo è l’enorme numero di titoli a rischio estinzione presenti oggi sul mercato. Questo dato fa riferimento al mercato americano, ma credo che anche per l’Europa possa essere simile. L’annuncio non lascia adito a fraintendimenti: a seguito di alcune ricerche, la Video Game History Foundation ha concluso che l’87% dei giochi classici pubblicati in America è “in grave pericolo”. Bisogna fare una grossa precisazione: il dato fa riferimento a titoli non più presenti sul mercato in senso fisico, ovvero acquistabili in originale. E ovviamente nuovi. Leggendo l’articolo ci si rende subito conto della situazione pensando ai libri. Andando in una qualunque libreria è normalissimo trovare ristampe e riedizioni di libri usciti anni fa. Intendiamoci, non libri di Platone o Sofocle ma un banale “IT” di Stephen King, acquistabile nuovo ad un prezzo più che popolare. Ecco, immaginate se per i libri fosse successa la stessa cosa dei videogames: il romanzo in questione, uscito nel 1986, sarebbe un pezzo da collezione esattamente come “Metroid” per NES, che su Ebay si batte dai 150 euro a salire per una cartuccia boxata. La media è clamorosa: quasi nove titoli su dieci, secondo la fondazione, non si trovano più in vendita nuovi. Confrontato con le tonnellate di film, libri, CD e vinili che si possono comprare nuovi (e legalmente) oggi, anche se vecchi di decenni, il dato fa tremare le gambe.

Restrizioni assassine
Leggendo l’articolo sul “The Register” si apprende che il nocciolo del problema sono le restrizioni messe in atto dall’America’s Digital Millennium Copyright Act (DMCA), che impediscono ai giochi di essere prestati digitalmente da biblioteche e altre istituzioni. Negli ultimi anni qualcosa si è mosso, con alcune grosse software house che hanno ripubblicato, spesso in versione digitale, alcuni grandi classici. Evercade da quando è arrivata sul mercato, esce periodicamente con cartucce contenenti ottimi titoli a tema, come ad esempio Namco, Atari e recentemente Commodore 64. Certo, nel marasma assoluto dei diritti di questi games, la casa inglese pesca solo su titoli regolarmente licenziati: parlando di quelli del biscottone, sono gli stessi presenti sulle macchine TheC64, maxi e mini. Questo e poco altro fa parte del fatidico 13% di videogames legalmente prodotto e venduto.
A partire dagli anni del boom dei videogames “da casa”, l’elenco dei titoli usciti è sconfinato anche prendendo in considerazione le sole console. Se poi mettiamo di mezzo gli home computer il rischio è che non bastino tre vite per elencare tutti i giochi usciti nel tempo. Nel caso più ottimistico si arriva ad un 20% dei titoli, ma è sempre un numero esiguo.

Nuovi Hardware, nuovi software
Il videogioco nella totalità del suo senso ha una grossa sfortuna: essere probabilmente l’esempio più lampante di obsolescenza programmata. Fin dalla notte dei tempi videoludici i “vecchi” sistemi, e giochi annessi, sono sempre stati messi in disparte a favore del nuovo sistema più moderno, il quale era comunque destinato a fare la stessa fine. Il grosso del problema sta poi nell’unicità del formato. Un vinile gira su qualsiasi piatto giradischi, mentre un gioco per Megadrive non gira su qualsiasi console. La retrocompatibilità praticamente inesistente ha fatto il resto, facendo scomparire intere collezioni videoludiche. Le vecchie macchine non tenevano il passo, e non vi era alcun interesse nel poter far girare i vecchi giochi sulle nuove tecnologie. Del resto a chi poteva interessare un’ulteriore partita al solito Out Run quando hai, per esempio, il nuovo Gran Turismo tra le mani? Ma il tempo, senza che nessuno se ne accorgesse, non è andato in linea retta, ma in cerchio. Ed ecco che ora Gran Turismo 2 si veste di vintage, esattamente come lo storico driving game di Sega. Abbiamo i nuovissimi e fiammanti Forza Horizon, ma quel dannato gioco di guida con le patenti ha ancora molto da dirci. Lo si trova nuovo e originale? No. Ecco, il problema ritorna, e non stiamo parlando di un gioco dell’Intellivision.

Videogiochi, rischiamo solo essi?
Schietto e sincero, la mia risposta è NO. Il videogioco in sé è una forma di cultura, al pari della musica e della lettura. Può sembrare una bestemmia, ma tramite i videogiochi si possono tracciare epoche, narrare periodi storici, ad esempio quello di “quando c’erano le sale giochi”. Esse non erano solo un rifugio per nerds, erano vere e proprie società di aggregazione. Non rischiamo di perdere soltanto il videogioco nel suo stato fisico, ma anche il suo piano etereo, e con esso tutti i ricordi che si porta appresso. Capite che come ha senso ristampare un vecchio vinile dei Beatles, o un grande classico della letteratura, può avere senso anche ristampare i vecchi giochi. Dico può perché alla fine dei conti i videogiochi sono comunque salvi, grazie a quello che viene definito in modo superficiale “pirateria”.
Qualcuno dirà che alla fine si tratta, probabilmente, di mero collezionismo. Può essere, visto che una grande percentuale di chi acquista libri spesso nemmeno li legge, li compra per tenerli in bella mostra nella libreria di casa. E chi acquista la ristampa del primo vinile dei Black Sabbath lo fa per collezionismo, perchè magari 50 anni fa ha tenuto in mano una vecchia edizione presa originale e poi venduta anni dopo, magari per passare ai CD. Tutto torna.

NOI, la vecchia rete umana
Lo evidenziai in tempi non sospetti in un articolo scritto a quattro mani con l’amico e fratello Roby Geo. Noi eravamo la rete vitale, noi continuiamo ad esserlo ancora oggi. C’è chi ha avuto la lungimiranza (o il culo) di tenere tutto da parte in un baule, ed ora quel vecchio C64 è di nuovo operativo come ai vecchi tempi, con nastri e floppy originali (e anche non). Oppure c’è’ chi si è lanciato nel mondo dell’usato, ricercando quelle magie di altri tempi, aventi lo stesso odore di quegli anni. Oppure ci sono coloro che hanno preso le “nuove edizioni”, che siano essere maxi o mini poco importa. Saranno più fredde, non avranno l’aroma degli anni 80 attaccato ai tasti ma per dio, servono perfettamente a conservare, preservare e tramandare. Ma soprattutto ci sono abnormi banche dati on line contenenti praticamente ogni tipo di gioco esistito in commercio. Grazie a questa immensa raccolta di titoli, c’è chi modifica ogni cosa per renderla retrocompatibile col maggior numero possibile di emulatori e chi semplicemente lo fa usando un pc portatile. Ma alla fine di tutto siamo noi, esseri umani appartenenti a questa rete vivente, a tenere vivo tutto.

Riflessioni del Biker
Le Software House sono le prime colpevoli di questa situazione. Chissà se col senno di poi, sapendo di questo rischio, al tempo avrebbero preso le medesime decisioni. Non lo potremo mai sapere. La cosa veramente importante è che noi umani facenti parti di questa società parallela fatta di bit e pixel, non smettiamo mai di crederci. Ringraziamo tutti i giorni gente come Dumpclub64 o Edicola 8 bit per l’immenso lavoro di dumping e preservazione di cassette e floppy destinati a perdersi per sempre. Sarebbe umanamente impossibile ristampare tutto quel materiale, ma averlo salvato è già tantissimo. Ringraziamo i siti che hanno creato negli anni dei database infiniti di giochi del passato. Come detto in precedenza, l’unicità di hardware e software ha portato a questa situazione, e quella che per anni è stata etichettata come “pirateria” alla fine è ciò che ci sta salvando. Ringraziamo anche chi sta conservando gli originali, ognuno di noi coi suoi titoli e le sue preferenze. Siamo in tanti, se sommiamo tutto quello che abbiamo a casa potrebbe nascere un vero e proprio “museo archivio” fatto da privati. E chissà se un giorno le software house non ci provino a ristampare qualche grande classico, che sia esso su cartuccia o su CD. Potrebbero rimanere stupite da come andrebbero a ruba certi pezzi di storia.

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